Intervista a Maria Strova

 

Maria Strova è una danzatrice e attrice di origini colombiane, direttrice artistica e cofondatrice nel 2006 del Teatro del Respiro e dell’associazione Omphalos. Artista poliedrica, è famosa in tutto il Mondo.

Ecco la bellissima intervista libera che mi ha rilasciato.

“Ero una ragazza e percorrevo le strade di N.Y. per andare ai “go see”, le interviste del mio lavoro come fotomodella, quando sentii i tamburi della danza del ventre nella trentesima strada.

Fui colpita dal suono incalzante che aveva quel ritmo, che penetra e scorre lungo tutte le membra del corpo per cui è difficile rimanere fermi. Sentii che quella musica e quella danza erano in sintonia con la mia mente, le mie emozioni, il mio ritmo interiore.

Fu una rivelazione e con la certezza che rispondevo più a un richiamo che a una scoperta, andai a vedere da dove proveniva la musica.

La persona che suonava il tamburo, Ahmed Hussein, divenne il mio primo maestro.

Nel tempo ho scoperto come lasciarmi accompagnare dalla danza nella mia vita, e come usare nel teatro tutto quello che so fare: dalla mia esperienza di diverse danze, teatro, fotografia, yoga, al cinema americano che ho vissuto per anni e sono stata fortunata ad aver l’opportunità d’imparare con i grandi: Ellen Burstyn direttrice dell’Actors studio che mi ha dato un ruolo nella sua Sit com, Tarantino che mi ha voluta bene e insegnato ad amare la mia diversità, – parlavo con un forte accento nell’inglese-. E “last but not least” per me è molto importante amare la sperimentazione, rischiare, proporre strade inesplorate, completamente nuove per la danza del ventre in Italia: dai dvd didattici e documentari sulla danza del velo alla pratica della danza del ventre in gravidanza che allora –quando iniziai più di 20 anni fa- faceva tanta paura anche alle donne in gravidanza, ma che è un corso che continuo a proporre dopo tutti questi anni con successo.

Nella mia arte porto nel cuore i miei figli: Leandro, Gabriel e Martinica mi sento di dire che come famiglia e assieme a mio marito Calogero, cresciamo assieme, siamo uniti e ci diamo da fare nei momenti difficili. Loro hanno ognuno i propri interessi ma lasciano uno spazio per il lavoro assieme: Martinica danza professionalmente e Leandro e Gabriel collaborano con gli spettacoli e la gestione di eventi.

Un altro figlio è anche il nostro spazio: il Teatro del Respiro e l’Associazione Omphalos dove preparo danzatrici con il Percorso “L’Antiodalisca- Trasforma la Tua Danza”, che è un programma multidisciplinare già alla 7th Edizione, mirato alla performance della danza Orientale e al potenziamento delle artiste e imprenditrici della danza. Perché se non ci svegliamo e siamo noi in prima persona a proporre una danza artistica e di valore culturale ad altri, chi lo può fare? Creare le nostre opportunità e avere gli strumenti per farlo è uno dei obbiettivi principali di questo percorso e fa parte del mio accompagnamento e del coaching con cui sprono le allieve One to One, perché i loro progetti possano prendere forma e ottenere un seguito.

Sono fortunata a lavorare con danzatrici professionali che si sono formate nella mia scuola, nel Percorso e di sentire come assieme stiamo contribuendo a creare un grande cerchio di artiste interessate ad illuminare questa danza, in un mondo che non ci accoglie facilmente in veste artistiche e di valore perché ci vede ancora sdraiate come odalische di harem. Noi invece lavoriamo per rispondere con proposte diverse e tanti modi originali di esprimere la Danza Orientale.

Questo bellissimo spazio e percorso lo vedo progettato nel futuro perché offre una rara opportunità alle insegnati, è come un ginnasio dove si parte del corpo per assecondare la creatività e la crescita personale. Abbiamo tanto bisogno di poter lavorare un immaginario per la danza del ventre, più consone con i nostri punti di forza con la nostra spiritualità. Io aiuto a scoprire il proprio talento e a migliorare tecnica e conoscenza della danza. Sprono le danzatrici a rischiare in un posto sicuro, nuovi spazi mentali e coreografici.

Questo è il mio pensiero oggi e di vedere i miei figli felici realizzati che è poi la stessa cosa che vorrei per le mie figlie d’Arte, le mie allieve.

In questa intervista inserisco un pensiero, non dai miei libri ma che ho pubblicato nella mia pagina in FB, ha avuto molti consensi ed è piaciuto molto anche alla carissima Francesca Paglieri. Eccolo, perché possa fare riflettere su quello che facciamo con tanto sforzo e amore.

QUANDO HO UNA BUONA SCUSA PER NON DANZARE:

Allora una cara allieva mi dice che al momento non vuole danzare perché sta passando un momento molto difficile a casa.

Penso che in tanti anni d’insegnamento anche a me sono capitati momenti di dolore in cui avrei voluto non andare a lavorare e non danzare…del tutto giustificato con scuse eccellenti. Invece sono andata lo stesso, perché la pratica non è qualcosa che lascio decidere al mio stato d’animo. Non significa nemmeno che arrivo a lezione e parlo di quello che mi disturba alle mie allieve…significa che in questa danza espressa in maniera artistica, tutto può essere “subtext”, vuol dire che non lascio niente fuori, danzo con quello che ho…TUTTO QUELLO CHE HO NEL MOMENTO: IL BELLO e IL CATTIVO, è la mia espressione completa. Può capitare e spesso succede che nell’arco della pratica il mio stato d’animo si trasformi e cambi perché danzare è anche un appetito: si apre danzando con il lavoro sul corpo in modo attivo! e può aiutarmi a gestire un momento difficile.

Per questo vi dico, non abbandonare la danza anche con una buona scusa perché durante i momenti difficili dei quale nessuno è libero, risiede il lavoro più profondo: danzare è capire, gioire, superare. Stare con altri. MEDICINA DINAMICA!!”

Un saluto danzante, Maria Strova

www.danzadelladonna.it

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